Nel mondo del vino, dove spesso il sapere si esprime attraverso linguaggi tecnici e processi standardizzati, c’è chi prova a cambiare rotta. Danielle Callegari, Professoressa al Dartmouth College e Scrittrice per Wine Enthusiast e Megan de Angelo Group Director di Colangelo & Partners, propongono una riflessione coraggiosa: e se parlassimo di vino con più entusiasmo e meno rigidità?
Quando il linguaggio diventa una barriera
La degustazione tecnica, con il suo rigoroso linguaggio visivo, olfattivo, gustativo e le sue descrizioni dettagliate, rischia di trasformarsi in un codice esclusivo, portando chi non ha dimestichezza con termini specialistici a sentirsi fuori posto. Eppure il vino non è una formula rigida, ma un’esperienza.
Rendere il vino accessibile (e divertente)
Danielle Callegari, umanista e scrittrice, è stata ospite del wine2wine Business Forum per la sua capacità di raccontare il vino in modo autentico e accessibile, capace di parlare ai consumatori più diversi. L’obbiettivo del suo lavoro è tutto qui: invitare le persone a scoprire il vino con naturalezza, senza il timore di sbagliare. Durante la sua sessione, una battuta ha colpito tutti per la sua semplicità disarmante: “Inizia mettendolo in bocca.” Una frase che dice molto del suo approccio. Prima di parlare del vino, bisogna viverlo.
Per Callegari, il vino può generare emozioni travolgenti e anche buffe. “Questa bottiglia è così buona che mi viene voglia di fare karate”, ha detto scherzando. Questo tipo di linguaggio, lontano dal gergo tecnico, ha un potere enorme: abbassa le barriere, invita al dialogo, stimola curiosità. Ed è proprio questo entusiasmo che può aiutare il vino italiano a farsi scoprire da chi, finora, se n’è tenuto lontano.
Raccontare storie, non solo qualità
De Angelo riflette anche su un paradosso del marketing del vino: se tutti i prodotti sono “buoni”, come si fa a distinguerli? La risposta sta nel racconto. Anche una Passerina o un Lambrusco metodo classico, poco noti al pubblico USA, possono diventare memorabili se accompagnati da una storia che parli di territorio e persone.
Ripensare il modo in cui parliamo di vino significa aprire le porte a nuovi consumatori, specialmente nei mercati in cui il vino non è ancora parte della quotidianità. Semplificare il linguaggio, puntare sulla narrazione e sull’esperienza significa costruire un ponte tra il vino italiano e il resto del mondo.