In un mondo sempre più guidato dai dati, dalle classifiche e dai punteggi, il vino continua a richiamare la necessità di un approccio più sfumato, più umano. Ma cosa rende davvero grande un vino? È una domanda che attraversa tutta la filiera, dalla vigna alla degustazione, e che si intreccia con temi di identità, provenienza e percezione culturale.
Durante un confronto vivace tra Andrea Lonardi MW e Robert Joseph, è emerso come conoscere l’origine di un vino cambi radicalmente la percezione e la valutazione del prodotto. In contesti come i concorsi, dove l’assaggio alla cieca è prassi, si corre il rischio di isolare il vino dalla sua storia, perdendo la possibilità di coglierne l’autenticità territoriale.
Critica e cultura: possibile approccio neutro?
Joseph ha sottolineato come la critica non sia mai davvero neutra: ogni cultura porta con sé un proprio modo di assaggiare e giudicare. Un vino apprezzato in un mercato può risultare trascurabile in un altro. Da qui l’importanza, evidenziata anche da Lonardi, di costruire un’identità coerente nel tempo più che inseguire punteggi estemporanei.
Due metodologie di degustazione
Il dialogo tra i due ha messo in luce anche le diverse prospettive nell’assaggio: il produttore cerca i difetti, il critico cerca l’emozione. Comprendere questa dualità è fondamentale per favorire una cultura del vino che non si limiti alla performance tecnica ma valorizzi anche la personalità e l’impronta del luogo.
Il nuovo “classico”
In questo scenario, il vino italiano si distingue per la sua capacità di esprimere una nuova classicità: una “spina dorsale” fatta di Nebbiolo, Sangiovese e Nerello che, pur nella loro diversità, condividono caratteristiche come l’acidità, la trasparenza di colore e l’eleganza tannica.
E poi, ci sono i vini che vanno oltre le categorie, come un Lambrusco di straordinaria bevibilità, lodato da Joseph per la sua capacità di trasmettere pura gioia senza rinunciare alla precisione tecnica.
Vini che parlano di italianità con leggerezza, ma anche con consapevolezza. In un’epoca di punteggi e medaglie, forse è proprio questo che conta davvero: ritrovare nel bicchiere la voce di un territorio, il gesto di chi lo produce e il piacere di chi lo beve.
Andrea Lonardi MW
Andrea Lonardi MW, viticoltore, enologo e stratega aziendale, ha diretto progetti per GIV e Angelini Wine Estates, rilanciando marchi storici italiani. Laureato a Bologna e con un Master a Montpellier, ha introdotto innovazioni produttive e guidato strategie di fine wine. È Master of Wine e relatore per la Vinitaly International Academy.
Robert Joseph
Robert Joseph è redattore associato di Meininger’s Wine Business International e cofondatore di Wine International e dell'International Wine Challenge. È autore di 25 libri sul vino, relatore per il WSET e scuole di business vinicolo, e cofondatore del brand Hugh Kevin & Robert Wines. Ha recentemente lanciato la cantina K’AVSHIRI in Georgia.